FULL GAS FOOTBALL, il manifesto del nuovo Genoa germanico. Cominciano i quattro mesi di Spors. Come si mangia un gladiatore?
Non è passato poi così tanto tempo. Nemmeno due settimane. Eppure dal 19 Gennaio, da quel "chi ca**o è Blessin?", sotto i ponti di acqua ne è passata parecchia. Sì perchè dall'istante seguente all'annuncio è partita una frenetica corsa all'informazione, una corsa all'oro del mondo della notizia ligure per conoscere questo misterioso laptop trainer scuola RedBull fino alla punta dei capelli. E così nel giro di pochi giorni ci siamo improvvisamente scoperti esperti di Bundesliga e gengenpressing, ma anche di massima serie belga (a proposito, ma che figata è la formula della Jupiler League? A fine campionato tutti fuori meno le prime quattro e "ghigliottina", in pieno stile Eredità di Carlo Conti, sui punti conquistati che si dimezzano per magia, e via al tutti contro tutti per il gironcino finale; con una formula simile in Serie A ci saremmo evitati nove anni di sbadigli su sfondo bianconero e uno a tinte nerazzurre).
Tornando a noi, oggi possiamo dire di avere ormai le idee piuttosto chiare sullo stile RedBull di Blessin, ne abbiamo sentite tante, e allora ecco un addensato del sapere che abbiamo assorbito in questi giorni, un piccolo Bignami sul Genoa che vedremo in campo a partire da domani all'Olimpico:
REGOLA NUMERO 1. Non appena inizia la manovra avversaria, abbiamo 8 secondi di tempo per andare a scippare la palla, poichè il mantra di Blessin (ispirato a una vecchia frase di Michael Jordan) in soldoni è "prima gliela togliamo, prima andiamo a fare goal, più gliene facciamo".
REGOLA NUMERO 2. Mettere sempre pressione sull'uomo, che sia con o senza palla, creando una serie di duelli individuali che inevitabilmente porterà allo scontro fisico, trasformando sistematicamente la partita di turno in una rissa da bar.
REGOLA NUMERO 3. Da oggi il pressing è il nostro marchio di fabbrica e la nostra ossesssione (con tre esse, sì). All'esaltato genoano 2.0 pro Spors non frega più un accidenti di niente di come si calcia in porta, della lucidità all'interno dei 16 metri o del ragionamento costruttivo in fase di manovra dal basso. Questi concetti da oggi sono per gli altri. Perchè noi non siamo dei cecchini, nè dei segugi con il fiuto del goal, nè tantomeno delle volpi; noi siamo un branco di lupastri (parola di Blessin), affamati di palloni da conquistare, aggressivi, pronti a muoverci in modo coordinato (ma non meccanico), un moto fluido dove l'ordine del caos è dettato da puro istinto e concentrazione, dove si agisce con esplosività, in apnea quasi, come un ghepardo che in pochi istanti brucia la sua preda sullo scatto, e tutto si dissolve in pochi secondi.
REGOLA NUMERO 4. E in fase di possesso? In questo sistema di zuffe a tutto campo, una volta riconquistata la palla il piano è semplice: parola d'ordine "aggressività"; 5 secondi di respiro, dove alzare la testa è permesso, e via con la spinta in profondità nel nostro 4-2-3-1 verticale, dove le fasce non esistono, sono spazio superfluo, roba per gli altri, e dove l'unica arma di offesa è lo sfondamento centrale. Quindi palla in verticale nello spazio a cercare Ekuban (fra un paio di settimane Gudmundsson) e Yeboah, oppure una sponda spalle alla porta di Destro per l'incursore (Amiri? Forse domani sarà ancora Portanova). A questo punto, due le opzioni: se la prendiamo noi, si punta subito la porta; se la prendono loro, via di gengenpressing con Sturaro e Badelj insieme ai terzini Hefti e Vasquez a formare una linea di pressione e lanciarsi subito all'attacco per togliere respiro all'avversario.
Insomma, un calcio in colonna, furioso, "di merda" (come detto da Okereke di recente). Un calcio germanico, barbaro, un calcio che non è calcio, semmai l'anticalcio. Un gioco a intermittenza fatto di "Full Gas Football" e, novità che dovrebbe vedersi a Roma, momenti di recovery, con pause cercate anche magari con malizia per ricaricarsi e avviare una nuova azione sporca, succida, di un'altra decina di secondi.
Praticamente queste ultime partite (nelle quali è in ballo il futuro) il Genoa ha scelto di giocarle a Football Americano piuttosto che a "soccer", in pieno stile sevensevenseven. In questo senso si spiega l'epurazione appena avvenuta di chi non è stato reputato abile alla causa, ovvero di sostenere questo "calcio da guerra", chi per ragioni anagrafiche (Behrami, Pandev, Radovanovic, ma occhio prossimamente a Maksimovic, Destro e capitan Criscito, con il solo Sturaro capace forse di reggere fino a quando le giunture scricchiolano ma non si spezzano), chi per fragilità (Fares, Caicedo), chi per inadeguatezza tecnica (Biraschi, Tourè, Bianchi, Serpe, forse Sabelli, sicuramente Cassata); così come appare logico anche l'inserimento di combattenti freschi come Hefti, Ostigard, Frendrup, Czyborra.
Passato l'entusiasmo iniziale, adesso verrà però finalmente anche l'ora di giudicare Spors, che ha avuto letteralmente carta bianca su come investire i 20 milioni americani e ha scelto di farlo su Frendrup piuttosto che su Pjanic, su Piccoli piuttosto che su Piatek, su Gudmundsson piuttosto che su Miranchuk e Younes, puntando il resto delle sue fiches su Nadiem Amiri, uomo copertina del progetto almeno per i prossimi mesi.
Si comincia oggi pomeriggio quando le fiere rossoblu saranno attese all'ombra del Colosseo per lo spettacolo di apertura del Sabato calcistico della Penisola. L'imperatore Mourinho ha bisogno di tre punti e non desidera altro che abbassare il pollice e gustarsene il trapasso sotto le lame dei suoi gladiatori.
Panem et circenses. Compratevi una bella vaschetta di gelato e allacciate le cinture.
Buon divertimento.
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